Ti capita di passare la mano tra i capelli e trovare ciocche più secche o spezzate rispetto al solito, nonostante shampoo nutrienti e maschere costose? Spesso la risposta non è un nuovo prodotto, ma qualcosa che parte dall’interno: il rapporto tra alimentazione, metabolismo e salute del cuoio capelluto. Tra i nutrienti che tornano a emergere nelle raccomandazioni dei tricologi c’è la vitamina A, un elemento che influisce sul sebo, sui follicoli e sulla struttura della fibra capillare. Qui spieghiamo che cosa fa concretamente, quali segnali guardare e perché non basta affidarsi al fai-da-te.
Cosa fa la vitamina A sul cuoio capelluto e sui capelli
La vitamina A è una delle vitamine liposolubili che intervengono nei processi di differenziazione cellulare: nel cuoio capelluto questo si traduce in un’azione diretta sulle ghiandole sebacee e sui follicoli. Stimolando una produzione di sebo equilibrata, la vitamina A contribuisce a creare uno strato protettivo che mantiene la fibra capillare idratata e meno soggetta a rotture. Allo stesso tempo, le sue proprietà antiossidanti proteggono la struttura del capello dai radicali liberi prodotti da inquinamento, luce ultravioletta e stress ossidativo.

Un aspetto pratico: la vitamina A supporta la sintesi di mucopolisaccaridi, componenti essenziali per la riparazione della cuticola e per la robustezza della fibra, utile soprattutto dopo trattamenti chimici o uso frequente di strumenti termici. Un dettaglio che molti sottovalutano è la relazione tra la vitamina A e la qualità del cuoio capelluto: un eccesso può alterare l’equilibrio e portare a secchezza o desquamazione, mentre una carenza favorisce fragilità e opacità.
Da un punto di vista fisiologico, la vitamina A viene immagazzinata nel fegato e rilasciata gradualmente: è quindi importante bilanciare apporto dietetico e integrazione. Inoltre, è sensibile al calore, perciò la biodisponibilità di alcuni alimenti può ridursi con cotture prolungate. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è l’aumento della fragilità dovuto alla combinazione di aria secca e carenze nutrizionali: intervenire sull’alimentazione rappresenta spesso il primo passo pratico.
Come capire se manca e come integrare in modo sicuro
I segnali che possono far sospettare una carenza di vitamina A si manifestano per lo più attraverso la qualità dei capelli: capelli secchi, fragili, opachi o soggetti a maggior rottura sono indizi comuni. Anche la comparsa improvvisa di forfora o di un cuoio capelluto ispessito può essere legata a uno squilibrio. Tuttavia, questi segni non sono esclusivi e vanno interpretati nel contesto generale della dieta e della salute della persona, preferibilmente con il supporto di un medico o di un tricologo.
Per correggere l’apporto, la via preferibile è la dieta: formaggi, latte, uova, pesce grasso e fegato forniscono vitamina A preformata, mentre frutta e verdura arancioni o verde scuro (carote, spinaci, zucca, patata dolce, mango) apportano i precursori carotenoidi. Un dettaglio utile: consumare alcuni di questi alimenti crudi o poco cotti mantiene meglio i carotenoidi. Se l’alimentazione risulta insufficiente, gli integratori possono essere presi in considerazione, ma solo dopo una valutazione medica per evitare la ipervitaminosi A, una condizione con effetti avversi noti.
Oltre all’oralità, esistono prodotti topici che dichiarano benefici su lucentezza e fragilità, ma la loro efficacia varia e non sostituisce un approccio nutrizionale. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è l’impatto combinato di inquinamento e stress sulla domanda di antiossidanti: per questo motivo, chi sospetta carenze dovrebbe richiedere esami mirati prima di iniziare integratori. In conclusione, regolare l’apporto di vitamina A con una dieta bilanciata e un consiglio specialistico rimane la strada più sicura per migliorare salute e aspetto dei capelli, una tendenza che molte persone in Italia stanno già osservando nella loro routine quotidiana.
