Caregiver familiari, arriva il bonus fino a 1.200 euro a trimestre: cosa cambia con la nuova Legge 104

Caregiver familiari, arriva il bonus fino a 1.200 euro a trimestre: cosa cambia con la nuova Legge 104

Chiara Perrone

Novembre 25, 2025

Se ti occupi ogni giorno di un parente con disabilità, sai che quel lavoro di cura somiglia spesso a un impiego a tempo pieno: turni notturni, gestione delle visite mediche, rinunce economiche. Per chi vive questa realtà è in corso una possibile novità che punta a riconoscere anche in termini economici questa attività di assistenza. Il Governo sta valutando un contributo rivolto ai caregiver familiari nell’ambito della nuova Legge 104, pensato per sostenere chi assiste in modo continuativo una persona con grave disabilità. Secondo le bozze, l’importo massimo potrebbe arrivare fino a 1.200 euro ogni tre mesi, con erogazioni gestite dall’INPS. Non si tratta però di una misura estesa a tutti i familiari: la proposta individua una figura specifica e fissa criteri stringenti legati a convivenza, ore di cura e soglie di reddito. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la misura sembra pensata per chi ha già rinunciato in larga parte all’attività lavorativa per assistere il congiunto; è quindi mirata, non generalista. Nel quadro normativo le prime ipotesi collocano la decorrenza in un arco di attuazione, con interventi e decreti che dovrebbero seguire l’approvazione formale della legge. Per questo chi vive la cura quotidiana è invitato a seguire con attenzione le comunicazioni ufficiali: i testi finali e i decreti attuativi potrebbero cambiare cifre, condizioni e modalità. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che, oltre al sostegno economico, la misura si inserisce in un pacchetto più ampio di tutele che influiscono sulla vita pratica delle famiglie.

Caregiver familiari, arriva il bonus fino a 1.200 euro a trimestre: cosa cambia con la nuova Legge 104
Banconote da 10, 20 e 50 euro, simbolo del bonus economico per i caregiver familiari previsto dalla nuova Legge 104. – erboristeriajacaranda.it

Cos’è il bonus e chi è il destinatario

La proposta in esame prevede un bonus trimestrale destinato ai caregiver familiari che assistono persone riconosciute con disabilità grave o gravissima ai sensi della Legge 104 o delle norme sull’invalidità. L’obiettivo dichiarato è riconoscere in modo esplicito il ruolo di chi presta cura continuativa al familiare, trasformando in parte un impegno non retribuito in un sostegno economico strutturale. Le prime bozze indicano un importo massimo di 1.200 euro ogni tre mesi, pagati dall’INPS, e la misura viene presentata come complementare alle tutele già previste per i disabili e i loro familiari.

La legge individua come beneficiario il cosiddetto caregiver prevalente convivente: non un qualunque parente che aiuta occasionalmente, ma la persona che svolge compiti di assistenza in modo principale e vive nella stessa abitazione della persona con disabilità. La convivenza deve risultare dallo stato di famiglia o dalla residenza, e la cura include attività quotidiane e vigilanza anche notturna. Un dettaglio che molti sottovalutano è la differenza tra chi offre supporto saltuario e chi, invece, è pienamente coinvolto nella gestione quotidiana: il bonus, nelle intenzioni, vuole premiare il secondo profilo.

La misura viene descritta come strutturale, non una tantum, ma la sua entrata in vigore dipenderà dal testo finale e dai decreti attuativi. In diversi documenti si fa riferimento a un percorso di attuazione che potrebbe collocare l’inizio dei pagamenti in un arco temporale più ampio, mentre nel frattempo restano valide le procedure ordinarie per altri benefici previsti dalla normativa sulle disabilità.

I requisiti, la domanda e le condizioni economiche

Per accedere al contributo non bastano le buone intenzioni: la bozza della legge definisce requisiti stringenti. Serve che la persona assistita abbia una disabilità riconosciuta come grave o gravissima; che il caregiver sia convivente; e che l’impegno di cura sia significativo, con una soglia minima di presenza stimata in 91 ore alla settimana. Sul piano economico, la norma ipotizza limiti di reddito piuttosto bassi: spesso si parla di un tetto intorno a 3.000 euro lordi annui per il caregiver, e di un ISEE familiare contenuto come condizione orientativa per concentrare le risorse sui nuclei più fragili.

La procedura per chiedere il sostegno, secondo gli schemi adottati per misure analoghe, dovrebbe prevedere una verifica formale dei requisiti con documentazione: il verbale che attesta l’handicap o l’invalidità, la prova della convivenza (stato di famiglia o residenza), l’attestazione ISEE e, eventualmente, una dichiarazione sulle ore di assistenza svolte. La domanda dovrebbe essere presentata all’INPS in via telematica tramite SPID, CIE o CNS, o per il tramite di un patronato. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che la gestione delle pratiche può richiedere tempo e più passaggi amministrativi: per questo molti studi consigliano di rivolgersi fin da subito a un patronato per avere supporto.

La valutazione spetterà all’ente previdenziale che comunicherà l’esito e disporrà i pagamenti a cadenza trimestrale. Va sottolineato che fino ai decreti attuativi le regole rimangono provvisorie: la parola chiave è prudenza, perché importi, soglie e modalità potrebbero subire modifiche nella fase finale di approvazione.

Vantaggi, limiti pratici e cosa fare subito

Il possibile contributo porta con sé vantaggi concreti: permessi e congedi già previsti dalla normativa rimarrebbero operativi, mentre il bonus aggiungerebbe una componente economica stabile. Per molti caregiver la misura potrebbe tradursi in un’integrazione utile per coprire spese di assistenza, trasporto o piccole necessità quotidiane. Secondo alcune analisi, il sostegno potrebbe essere compatibile con altri strumenti di welfare destinati a persone con disabilità, ma la conferma definitiva arriverà solo con le norme attuative.

Ci sono però limiti evidenti: i requisiti ipotizzati sono rigidi e rischiano di escludere chi lavora part-time o chi divide le ore di cura con altri familiari. La soglia di 91 ore settimanali è molto alta e il tetto di reddito basso esclude molti nuclei che, pur sotto pressione economica, superano quei limiti. Un fenomeno che in molti notano è la difficoltà pratica di dimostrare ore di cura continuative senza documentazione puntuale: tenere registri e dichiarazioni può fare la differenza.

Se sei caregiver, ci sono passi concreti da fare subito: verificare lo stato 104 del familiare, controllare ISEE e redditi famigliari, annotare le ore e le attività di assistenza, e rivolgersi a un patronato per restare aggiornati sulle istruzioni INPS. Allo stesso tempo, vale la pena seguire le pubblicazioni ufficiali perché i dettagli applicativi — importi, criteri di selezione, compatibilità con altre misure — saranno chiariti nei decreti attuativi. In molte città il confronto con gli sportelli di assistenza sociale mostra già una crescente domanda di informazioni: la novità potrebbe cambiare la routine di molte famiglie, ma il suo impatto finale dipenderà dalle scelte tecniche che seguiranno l’approvazione politica. Una conseguenza concreta che molti osservatori segnalano è che, se confermata, la misura potrebbe alleggerire in parte il carico economico dei caregiver prevalenti, praticando una forma di riconoscimento che finora era soprattutto sociale e non monetario.

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